Saturday, September 15, 2007

" .....La modernità, per contro, si è mossa per progressiva deterritorializzazione. L'individuo emancipato dall'appartenenza e dalla sua identità simbolica, ha acquisito i tratti dell'universalità, imponendo la sua misura -all'oggi la ragione tecnoscientifica- su tutto il pianeta. La civiltà cessa come spazio, come topos, e diviene un tempo senza confini spaziali, smisurato, consacrato alle sue categorie: progresso e disincanto. La ricerca spasmodica del villaggio globale (e, in negativo, lo spaesamento) nasce dalla dissoluzione dell'idea dello spazio. Da qui anche la capacità di omologazione, di uniformazione come sincronia, cioè come necessità di vivere tutti nello stesso tempo: l'innovazione fine a se stessa e il correlativo disprezzo del passato e del diverso.
La manifestazione visibile di questa globalizzazione è la devastazione dei paesaggi......."
Eduardo Zarelli

3 Comments:

Blogger Unknown said...

bellissimi...stai andando oltre

2:12 AM  
Anonymous Anonymous said...

"In due modi si raggiunge Despina: per nave o per cammello. La città si presenta differente a chi viene da terra e a chi dal mare.Il cammelliere che vede spuntare all'orizzonte dell'altipiano i pinnacoli dei grattacieli, le antenne radar, sbattere le maniche a vento bianche e rosse, buttare fumo i fumaioli,pensa a una nave, sa che è una città ma la pensa come un bastimento che lo porti via dal deserto, un veliero che stia per salpare, col vento che già gonfia le vele non ancora slegate, o un vapore con la caldaia che vibra nella carena di ferro, e pensa a tutti i porti,alle merci d'oltremare che le gru scaricano sui moli, alle osterie dove equipaggi di diversa bandiera si rompono bottiglie sulla testa, alle finestre illuminate a pian terreno, ognunacon una donna che si pettina.Nella foschia della costa il marinaio distingue la forma d'una gobba di cammello, d'una sella ricamata di frange luccicanti tra due gobbe chiazzate che avanzano dondolando, sa che è una città ma la pensa come un cammello dal cui busto pendono otri e bisacce difrutta candita, vino di datteri, foglie di tabacco, e già si vede in testa a una lunga carovana che lo porta via dal deserto del mare, verso oasi d'acqua dolce all'ombraseghettata delle palme, verso palazzi dalle spesse mura di calce, dai cortili di piastrelle su cui ballano scalze le danzatrici, e muovono le braccia un po' del velo e un po' fuori da lvelo.Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone; e così il cammelliere e il marinaio vedono Despina, città di confine tra due deserti.

da: Le Città Invisibili di Italo Calvino

cià librà mi sai che hai ingarrato a pieno il tema della tesi..

ndrè

10:08 AM  
Anonymous Anonymous said...

http://alanexpose2.chez-alice.fr/Folon/71Mortdunarbre01g.jpg

5:57 AM  

Post a Comment

<< Home