Monday, November 15, 2010


Un programma radicale deve opporsi allo sviluppo e reclamare un ritorno alla città, cioè all’agorà, all’assemblea. Deve proporsi di fissare limiti allo spazio urbano, restituirgli la forma, ridurre le dimensioni, frenare la mobilità. Riunire i frammenti, ricostruire i luoghi, ristabilire relazioni solidali e vincoli fraterni, ricreare la vita pubblica. Demotorizzarsi, vivere senza fretta. Dimenticarsi del mercato, rilocalizzare la produzione, mantenere un equilibrio con la campagna, demolire tre quarti del costruito, decementificare il territorio. L’economia deve tornare a essere una semplice faccenda domestica. Uscire dall’anonimato. L’individuo deve evolversi fino a trovare il proprio posto nella collettività e mettere radici. La città deve generare un’aria che renda liberi gli abitanti che la respirano. Ma come osservò un surrealista, Bernard Roger, "indubbiamente le città in cui si riuniscono gli uomini di un mondo nuovo non potranno essere solidamente costruite se non su un terreno purificato della rivoluzione...Domani le nostre case saranno bolle di sapone leggere e aperte all'amore, belle come la capigliatura delle donne che si agita al vento".
Miguel Amorós